lunedì 9 luglio 2007

Le azalee

Pur non avendo un particolare valore scientifico, meritano di essere ricordati i due folti gruppi di Rhododendron indicum (azalee) che sono coltivati in diverse varietá ed impiantate con evidenti scopi estetici da Ciferri. La loro fioritura, assieme a quella del Roseto, é considerata dalla cittadinanza un elemento acquisito del verde urbano.

L'arboreto e platano di Scopoli (M)

L'arboreto ospita diverse specie arboree ed arbustive originariamente con la prevalenza di esotiche, ma attualmente con diverse specie delle foreste dell'Italia boreale. Dell'impianto originario, attribuito allo stesso Scopoli, rimane un monumentale Platanus hybrida di 45 metri di altezza e 7.30 metri di circonferenza a un metro dalla base.

Il roseto (A)

L'attuale roseto dell'Orto risale a un'iniziativa di Raffaele Ciferri, che diresse l'Istituto di Botanica e l'Orto dal 1943 al 1964. Nei primi anni '60 la coltivazione sistematica di piante del genere Rosa viene ad occupare sia la parte settentrionale del giardino - lungo i bordi dei viali - sia l'area meridionale - dove ancora oggi si colloca l'apprezzata collezione dell'Orto Botanico. É Ciferri che concepisce l'attuale riquadratura delle aiuole, all'inizio sottolineata da siepi di thuie nane e bossi, che ospita una ricca serie di rose coltivate di vario portamento: da quelle a cespuglio a quelle sarmentose e as alberello, organizzate in modo da poter offrire diversi piani di fioritura.
L'ambizioso progetti di Ciferri di una catalogazione descrittiva sulla base delle peculiaritá di ciascuna specie é peró penalizzato da difficoltá di manutenzione per riduzione del personale; oltre a ció nelgi anni seguenti molte varietá ibridate si esauriscono spontaneamente e risulta difficile reperirle nuovamente sul mercato, mentre altre si dimostrano particolarmente sensibili ad alcune malattie e quindi non vengono piú rimpiazzate.
Nel 1986 la direzione dell'Orto decide di modificare l'impostazione del roseto su basi piú aderenti alle necessitá didattiche, presentando la base delle specie selvatiche di Rosa e i progressivi stadi dell'ibridazione fino alle rose ibride moderne. La realizzazione di un progetto di dettaglio é alla naturalista Cristiana Serra Zanetti, con il compito di rispettare lo stesso disegno degli spazi coltivati per il roseto precedente e di programmare la realizzazione in modo graduale per assicurare la continuitá della visibilitá urbana dell'Orto.
La parte di giardino attualmente destinata ad ospitare la collezione di rose é quindi suddivisa in tre grandi aree: un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte nelle aiuole marginali, con specie e ibridi naturali rappresentativi delle sezioni dei sottogeneri Hultemia, Eurosa ed Hesperhodos denominate secondo le clasificazioni adottate per le flore delle regioni d'origine; le rose antiche, collocate in modo da evidenziare i legami con le sezioni precedenti; gli ibridi moderni, ospitati nelle aiuole centrali.
All'interno di ogni aiuola sono raccolte rose affini dal puntod i vista sistematico, in un campione che ben rappresenti la variabilitá morfologica e fiorale, senza trascurare una certa sintonia cromatica. In linea generale tutte le piante permettono di osservare la grande plasticitá delle forme di base comuni al genere e la varietá del fiore, apprezzando il valore ornamentale di altri caratteri quali la forma e il colore delle spine e dei frutti, il colore della corteccia che cambia con l'invecchiamento del ramo, la variabilitá del fogliame per forma, colore, brillantezza: spesso queste caratteristiche variano anche col succedersi delle stagioni.

La serra tropicale (I)

Detta anche serra caldo umida, fu costruita durante la direzione di Ruggero Tomaselli e attualmente contiene diverse specie esotiche provenienti da Africa e America di Palmae, Pteridofitae, Araceae, Euphorbiaceae, Liliaceae e Marantaceae. Il suo scopo é ricreare l'ambiente tropicale, indipendentemente dall'origine geografica delle singole specie.

Le serre di piante utilitarie (K)

Questa serra a clima temperato é utilizzata come ricovero invernale delle specie che non tollerano i climi troppo rigidi. Ospita tra l'altro anche alcuni esemplari di piante utilitarie come la canna da zucchero e il cappero, nonché piante esotiche da frutto, aromatiche e da legno.
Nella serra é mantenuto anche un gruppo di individui di Cyperus papyrus in pieno rigoglio, introdotto dalle stazioni siciliane. Questa pianta acquatica o palustre é di rapido crescimento e ha piccole foglie basali; i fiori sono raggruppati in infiorescenze con numerose brattee filiformi che raggiungono anche i 30 centimetri di lunghezza.

Le serre di Scopoli (L)

Le serre di Scopoli, costruite in legno da Giuseppe Piermarini nel 1776 e rifatte successivamente in muratura da Luigi Canonica, sono formate da due corpi collegati da un atrio comune.
Nell corpo orientale é mantenuta una serie di specie di Cicadaceae, piante vascolari legnose appartenenti alle Gimnosperme di aspetto simile alle palme, le piú rappresentative dal punto di vista didattico.
Nell'alla occidentale si trova una collezione di piante succulente di vecchia costituzione originarie della maggior parte degli ambienti terrestri con scarse precipitazioni piovose. La collezione é in continua espansione grazie alle nuove semine e ad un proficuo scambio di esemplari in esubero tra Orto Botanico e collezionisti locali. Sono di particolare interesse la Welwitschia mirabilis, la Copiapoa cinerea, l'Ariocarpus trigonus, la Lophophora williamsii caespitosa, l'Ariocarpus furfuraceus, l'Obregonia denegrii e una cospicua quantitá di specie di Rebutia e Lobivia.